Ero partito da Bologna con gli amici, destinazione Tailandia, pieno di entusiasmo e voglia di vivere un’avventura senza limiti. Per giorni è stato un caos totale: serate senza fine, risate e qualche eccesso, l’adrenalina di chi si sente invincibile in un Paese esotico e lontano. Ci siamo ritrovati a fare tutte le esperienze “imperdibili”, incluso un giro sugli elefanti che, all’inizio, mi sembrava solo un’esperienza unica.

Eppure, a un certo punto, qualcosa ha iniziato a cambiare. Quando ci siamo avvicinati a questi elefanti, mi sono reso conto che dietro quella che sembrava un’esperienza spettacolare c’era uno sguardo vuoto e stanco, un’energia che non parlava di libertà ma di sfruttamento. Quella sensazione ha iniziato a crescere, e ogni sera di festa, ogni giro turistico programmato in modo troppo facile, mi lasciava un senso di vuoto. Mi rendevo conto che eravamo lì solo come spettatori superficiali, senza realmente entrare in contatto con ciò che stava intorno a noi.

Quel viaggio, così “perfetto” in apparenza, mi ha fatto capire che esiste un modo di viaggiare che va ben oltre le attrazioni e le esperienze da cartolina. Ho capito che il mio impatto su quel Paese non era neutrale: stavamo lasciando tracce, e non erano buone. Da lì ho iniziato a chiedermi cosa significasse davvero conoscere un luogo, cosa volesse dire rispettare l’ambiente, le comunità e l’ecosistema che ci ospita.

Al ritorno, ho preso una decisione: i miei viaggi sarebbero stati diversi, meno come turista e più come viaggiatore. Avrei rallentato, cercato di conoscere le persone, di scoprire i luoghi in modo più autentico, anche a costo di vedere meno cose. Volevo lasciare ogni luogo meglio di come l’avevo trovato, o almeno con la consapevolezza di aver rispettato ciò che mi era stato offerto.

Da quel viaggio in Tailandia, ho iniziato un percorso diverso, uno in cui ogni destinazione non è solo un posto sulla mappa, ma un’opportunità per conoscere a fondo, per ascoltare e rispettare. Viaggiare davvero, senza lasciare dietro di me solo impronte vuote.

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