Era una di quelle mattine torride, tipiche dei mesi estivi, con l’aria satura di umidità cittadina. Tuttavia, si percepiva nell’aria una strana sensazione di temporale, più simile a quella di una destinazione tropicale che a una cittadina del nord Italia.

Nelle ultime settimane, infatti, aveva piovuto incessantemente, e il desiderio di uscire era così forte che non riuscivamo più a stare fermi nell’attesa che il sole tornasse a splendere.

Erano giorni che continuavamo a posticipare i nostri piani: una bella escursione nella natura, accompagnata da un abbondante picnic, un po’ di musica e teli per riposarci all’ombra di un abete una volta raggiunto il traguardo.

Con gli altri, avevamo deciso di svegliarci presto quel sabato mattina, anzi di madrugar, come ci aveva insegnato il nostro amico spagnolo, e alle 7:30 eravamo già tutti pronti e pieni di energia per partire alla scoperta del sentiero della Cavera, un percorso che si snoda lungo la mezza collina alla destra del fiume Reno, perfetto per piccole escursioni.


Il nonno di Luca ci aveva raccontato che, da giovane, era solito percorrere quelle strade e incontrareumerose specie di animali, tra cui ghiri, donnole, caprioli e aironi.


Con i suoi amici, si nascondevano per ore dietro le piante, ammirando la bellezza e i suoni di questi esseri viventi, immortalandoli su un quadernino con un piccolo pezzo di carbone.

Con lo zaino in spalla, iniziammo a percorrere i primi tre chilometri, allontanandoci sempre più dai rumori e dagli odori pungenti della città. Avevamo anche fatto una scommessa: chi tra noi avesse avvistato il maggior numero di animali rari e di almeno mezza taglia, avrebbe vinto una cena in pizzeria offerta dagli altri.

Ma, man mano che ci addentravamo nella vegetazione sempre più fitta e selvaggia, non c’era traccia di animali. Nessuna impronta di capriolo, nessun airone che volava tra gli alberi di pino, nemmeno un daino in cerca di cibo.

Eppure il signor Nanni ci aveva raccontato che quei boschi erano pieni di animali e che questi vivevano in armonia con gli esseri umani che si “perdevano” nella natura.


Che il nonno di Luca avesse esagerato le sue storie per sembrare più coraggioso agli occhi delle nuove generazioni? O forse gli animali erano spaventati dalla nostra rumorosa presenza?


Incontrando molti altri escursionisti, nessuno sembrava aver avuto la fortuna di avvistare anche solo uno di questi animali.

Iniziammo a riflettere su questa stranezza, pensando che forse la nostra presenza sempre più invasiva e meno rispettosa della natura circostante avesse in qualche modo alterato il comportamento degli animali.

Anche una semplice escursione a piedi quindi influisce sulla fauna selvatica, alterandone gli spostamenti e le abitudini?

Alla fine, giungemmo alla consapevolezza che ogni nostra azione, nel bene e nel male, ha un impatto sulle risorse naturali e sull’ambiente.

Gruppo 1

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