Mi trovavo lì, nelle profondità del bunker di Tito, circondato da pareti spesse e austere, un labirinto di cemento e metallo costruito per resistere ai segni del tempo e della guerra. Ogni passo rimbombava nel silenzio e portava con sé un’eco di storie passate, di paure e strategie, di vite che avevano cercato protezione dietro a queste mura, immaginando un futuro incerto.

Le luci soffuse delle torce illuminavano appena i corridoi, ma bastava a farmi vedere le stanze perfettamente organizzate, fredde e calcolate, dove un tempo si erano prese decisioni che avrebbero determinato il destino di intere nazioni. Mi venne da chiedermi quanto di tutto ciò fosse ancora reale, quanto di quello che un uomo costruisce riesca davvero a durare, e soprattutto, cosa lasciamo dietro di noi una volta andati.

Ogni parete del bunker sembrava sospesa tra due epoche: il passato, impregnato di ideologie e potere, e il presente, il tempo in cui camminavo ora, in cui cercavo un senso a tutto questo. Guardai i simboli sbiaditi, i manifesti logori, e mi sembrò di sentire ancora le voci di coloro che avevano creduto in qualcosa, che avevano lottato per costruire qualcosa di duraturo, come questo bunker, come quelle idee che ora sembravano così lontane.

Eppure, immerso in quel silenzio, sentivo il peso di ciò che resta, di ciò che persiste anche quando sembra che il mondo sia andato avanti. Capivo che, nel bene e nel male, ciò che costruiamo lascia una traccia: a volte tangibile come queste mura, altre volte invisibile, ma comunque profonda. Pensai a dove ci troviamo ora, a tutte le battaglie che ancora combattiamo, diverse ma in fondo simili a quelle di allora.

Quello spazio mi ricordava che siamo sempre in cammino, un viaggio tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. Forse non sappiamo esattamente dove stiamo andando, ma come in quel bunker sotterraneo, ci portiamo dietro le impronte di chi siamo stati, di cosa abbiamo costruito e di tutto ciò che è destinato a rimanere, per chi un giorno passerà di qui, proprio come me, chiedendosi cosa conta davvero e cosa resta, quando il tempo ci lascia in silenzio.

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