Ero confusa e bloccata da mesi, in un continuo alternarsi di idee e percorsi, senza che nessuno mi sembrasse veramente giusto. Amavo l’arte, il design, ma non riuscivo a capire cosa volessi fare davvero. Poi, quasi per caso, mi sono trovata a Parigi, in un viaggio che all’inizio mi era sembrato solo un’evasione momentanea, una pausa dagli studi.
Ma Parigi mi ha accolta in un modo diverso da qualsiasi altro posto. Era settembre, e la città era piena di vita: le strade affollate, le boutique con le loro vetrine eleganti, i profumi di caffè e profumo che si mescolavano nell’aria. Ogni angolo sembrava una passerella, e le persone, con il loro stile inconfondibile, mi affascinavano profondamente. Ero immersa in una realtà in cui la moda non era solo abiti e accessori, ma un modo di esprimersi, di raccontarsi.
In quei giorni, ho visitato la Galerie Vivienne, i musei, i mercatini vintage, e ogni posto sembrava avere una voce che mi parlava, che mi invitava a vedere il mondo attraverso la lente della moda. C’era una mostra sulla storia del design alla Fondation Louis Vuitton, e ricordo di essermi fermata davanti a un abito particolare, affascinata dalla sua struttura e dai dettagli. Mi sono resa conto di quanto lavoro, quanto studio e quanta passione ci fosse dietro ogni creazione.
In quel momento ho sentito una scintilla, qualcosa che mi diceva che quello era il mio mondo. Tornando a casa, mi sono sentita più sicura di quanto non lo fossi mai stata. Volevo seguire quella strada, studiare moda, capire i tessuti, il design, la storia che ogni abito può raccontare. Parigi mi aveva aperto gli occhi su qualcosa che, in fondo, avevo sempre saputo ma non avevo avuto il coraggio di ammettere.
Quel viaggio aveva cambiato tutto: la moda non era più solo un interesse o un passatempo; era il mio percorso. E da quel momento, ogni dubbio si è dissolto, lasciando spazio a una certezza profonda e autentica.
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