L’aria era frizzante e pulita, il tipo di freschezza che sembra risvegliare ogni cellula del corpo. Camminavo lungo il sentiero montano, circondato dalle vette della Svizzera che si stagliavano, imponenti e immacolate, contro il cielo azzurro. Il sentiero serpeggiava tra prati verdi e distese di pini, dove la luce del sole filtrava tra i rami creando giochi di ombre e bagliori.

Ogni passo era un allontanarsi dal mondo urbano, dal rumore, dalla fretta, dall’inquinamento. Qui, tra le montagne, il silenzio non era vuoto ma pieno di vita: il canto degli uccelli, il soffio leggero del vento tra le foglie e il fruscio lieve dei miei stessi passi.

Le piante, i fiori selvatici, persino le rocce sembravano parte di una danza armoniosa, una bellezza che solo la natura può creare senza sforzo. Mi fermavo spesso a contemplare il paesaggio: le cascate scintillanti in lontananza, i piccoli laghi incastonati come gioielli tra i pendii, le distese di prati fioriti. Respirare in quel luogo era come purificarsi, come se ogni respiro portasse con sé un pezzetto di quella purezza.

Lì, in mezzo alla vastità delle Alpi svizzere, mi sentivo parte di qualcosa di antico e immenso, un luogo che il tempo sembrava non sfiorare. Tornare alla semplicità della natura, senza distrazioni, mi ricordava quanto è importante proteggerla. Rendeva evidente come l’aria fresca, il verde vivo e il silenzio delle montagne siano tesori fragili, di cui dovremmo prenderci cura.

In quel trekking ho capito che, a volte, per trovare se stessi basta solo perdersi nella meraviglia del mondo naturale

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